

S. parla di Gipi e del rapporto con la sua famiglia, in particolare con Sergio, suo padre. E’ una vera autobiografia, ma non di quelle pompose ed egocentriche, invece di quelle che sembra di sbirciare dalla serratura, coinvolgendoti e commuovendoti.
Mi ha fatto pensare a mio padre, una persona che stimo enormemente, ma a cui per la verità non l’ho mai detto. E al nonno che non ho mai conosciuto di persona, ma che ho conosciuto tramite quello che scriveva e che leggeva, passando i pomeriggi nel suo studio lasciato dalla nonna così com’era, tra quell’enorme collezione di francobolli e i libri che gli suggeriva il partito. E anche al nonno che conosco e che vedo ancora, dai modi rudi, con le mani ruvide e lo sguardo stanco di chi ha lavorato tutta la vita e sofferto per due vite.
Davanti a persone come loro, e davanti a personaggi come S. e, si, anche davanti ad autori come Gipi, mi sento piccolo, insignificante, incompleto.

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