durante il blitz nel covo di Lo Piccolo
I carabinieri del nucleo Ros di Trapani avrebbero seguito una panda con a bordo il super-latitante e il suo autista. Pare che l’auto fosse diretta verso la villa di Giardinello dove si teneva il summit degli altri boss della cupola. Lo stesso summit interrotto dagli arresti della polizia che hanno portato in manette Lo Piccolo e i suoi vice. La corsa di Messina Denaro sarebbe stata interrotta dopo avere appreso dalla radio la notizia degli arresti
Una panda bianca parte da Trapani e si dirige verso Palermo. Invece di puntare verso il capoluogo, prende lo svincolo Montelepre-Zucco. Sta per addentrarsi nel regno di Salvatore Lo Piccolo. A guidare l’auto un uomo sospettato di essere vicino a Cosa Nostra, anzi vicinissimo: secondo gli investigatori è l’autista dell’altro boss che si spartisce il controllo della mafia in Sicilia, Matteo Messina Denaro. È per questo che l’auto viene seguita a distanza sin dalla sua partenza da un gruppo di Carabinieri dei Ros di Trapani, in missione autonoma. Ed è per questo che l’auto svolta improvvisamente a pochi chilometri dall’appuntamento dei due boss. Probabilmente alla radio l’autista ha sentito alla radio che il summit appena cominciato nella villa di Giardinello è stata interrotta dagli agenti della catturandi di Palermo.
Mentre Salvatore Lo Piccolo, suo figlio Sandro e i vice Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi (oggi collaboratore di giustizia) finivano in manette, la panda svolta bruscamente dirigendosi verso Trapani e fa perdere le sue tracce. Matteo Messina Denaro, così come Provenzano e Lo Piccolo, pare proprio si nasconda nel suo stesso territorio, e il 5 novembre scorso, se non avesse ritardato all’appuntamento, sarebbe finito in manette insieme al resto della cupola mafiosa. Lo rivela oggi Repubblica, basandosi su dichiarazioni di anonimi investigatori.
A questo proposito il Pm della Dda di Palermo, Nico Gozzo, ha smentito il fatto: “Si tratta – spiega – di notizie prive di qualunque fondamento”.
Già con gli altri super-latitanti il blitz è stato sfiorato diverse volte. “Binnu” Provenzano era a un passo dall’arresto da parte del colonnello Riccio e la sua squadra già nel 1993, e anche quella volta in cui si nascose così bene che, durante un blitz in una riunione dei capi della cupola, non fu trovato. Gli inquirenti continuano a tenere d’occhio le tracce che conducono a Messina Denaro, e fanno affidamento sui nuovi pentiti, Franzese, Nuccio e Pulizzi. A proposito del presunto incontro mancato tra il boss di San Lorenzo e quello di Castelvetrano, secondo Franzese e Nuccio i due capimafia si sarebbero
tenuti in contatto attraverso i pizzini ma non avrebbero avuto
mai occasione di incontrarsi.

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